Project Description

Titolo del progetto

“A Gonfie Vele A.U.C.C.” 

Autori e provenienza

Simonetta Regni, Barbara Bernabei, Claudio Marinangeli- Associazione Umbra Contro il Cancro, A.U.C.C. Onlus – Perugia

Descrizione del progetto

Dal 2012, anno in cui è nato, il progetto terapeutico si ripete ogni anno e ha già coinvolto oltre 150 pazienti. Strumento principe è l’utilizzo della metafora velica come opportunità espressiva e di ri- significazione dell’esperienza di malattia. E’ una esperienza residenziale di una settimana presso la scuola di vela nell’isola di Caprera (centro velico Caprera), dove un gruppo di 15 pazienti e operatori del settore (medici, infermieri) partecipano, seguiti dagli istruttori del centro e dagli psicologi, ad un corso base di vela teorico e pratico; a fine giornata gli psicologi conducono un gruppo di psicoterapia per condividere le emozioni vissute in barca, attraverso tecniche espressive e l’uso specifico di metafore veliche. L’equipe psicologica è coinvolta attivamente a fianco del paziente in ogni momento della giornata. Si offre l’opportunità riscoprirsi e di viversi a pieno, grazie al distacco dalle dinamiche alienanti di ogni giorno.

Obiettivi del progetto

  1. Migliorare il rapporto con il corpo ferito: non più qualcosa da nascondere, ma riuscire ad accettarne i limiti, a rispettarlo e a scoprire che ha ancora tante potenzialità;
  2. Migliorare l’adattabilità: imparare ad affrontare l’imprevisto, tutti quegli eventi che non dipendono da noi, senza frustrazione (come le situazioni naturali che condizionano la navigazione);
  3. Imparare a muoversi in un altro elemento (l’ambiente marino): per capire che vivere in un altro modo è possibile;
  4. Riscoprire capacità inespresse: divenire consapevoli delle proprie capacità che credevamo scomparse;
  5. Comprendere, Superare il limite: non negarlo o enfatizzarlo, ma viverlo in modo naturale cercando nuove strategie per superarlo;
  6. Sentirsi parte attiva di un equipaggio: condurre una barca significa strutturare un equipaggio affiatato con precise regole che fanno da contenitore sicuro entro cui abbandonare le proprie paure e recuperare una spontaneità dimenticata e favorire una condivisione profonda di vissuti di morte incomunicabili.
  7. Il tempo : vivere appieno il qui ed ora, recuperare la dimensione del presente come spazio di pensiero da dedicare a se stessi avulso dalle dinamiche consuete al fine di RIABILITARE IL PENSIERO:
  8. Promozione di un “pensiero positivo”: DAL VISSUTO DELLA MALATTIA COME SCONFITTA, ALLA MALATTIA COME OPPORTUNITA’ PER “SOGNARE”UN CAMBIAMENTO POSSIBILE.

Titolo del progetto

“Fototerapia: l’autoritratto per curare le cicatrici dell’anima”

Autori e provenienza

Responsabile Barbara Bernabei, equipe Simonetta Regni, Imola Susta, Graziella Biagiotti – Associazione Umbra Contro il Cancro, A.U.C.C. Onlus – Perugia

Descrizione del progetto

L’equipe segue gruppi di sostegno per le pazienti oncologiche della durata di due anni.
Tra le varie tecniche utilizzate sono previste anche tecniche di mediazione artistica tra le quali la fototerapia e, in particolare per questo progetto, la tecnica foto terapeutica dell’autoritratto fotografico.
Questa particolare tecnica prevede un vero set fotografico all’interno del quale le pazienti, attraverso la formula dell’autoscatto, si fotografano.
Gli scatti vengono preceduti da una serie di consegne fornite alle pazienti, finalizzate ad attivare la ricerca interiore ed emozionale durante la sessione fotografica, in funzione del percorso intrapreso con il gruppo psicoterapico di cui fanno parte.
Gli scatti più significativi saranno poi, conclusa la sessione, scelti con la terapeuta, in base all’importanza che rivestono nel raccontare meglio il vissuto emotivo della paziente.
La parte conclusiva della seduta prevede la condivisione con il gruppo degli scatti fatti individualmente.
Questo speciale progetto foto terapeutico si propone di ricercare le cicatrici emotive la- sciate dall’esperienza oncologica che, spesso per motivi interiori, stentano ad emergere verso la sfera della consapevolezza.
Per cui guardando gli autoritratti con sorpresa non viene da domandarsi qual è la malattia oncologica o quale parte del corpo è stata colpita ma, in maniera netta, emerge ciò che è la persona ora.
La tecnica in sostanza consente di entrare con coraggio e decisione in luoghi sconosciuti, senza perdersi nel loro interno ma oltrepassandoli grazie al sostegno del gruppo e dell’equipe.

Obiettivi del progetto

  1. Creare un’esperienza immediata e concreta inaspettata e sorprendente che alimenti la curiosità esplorativa di parti nuove della paziente.
  2. Scoprire attraverso l’autoritratto che tipo di corrispondenza intrapsichica c’è tra ciò che la paziente sente di sé e ciò che vede di sé nella foto. E da un punto di vista interper- sonale ciò gli altri vedono in lei nella stessa foto.
  3. Scoprire quanti volti di sé possono essere prodotti con l’autoritratto e intavolare con questi un dialogo di ricostru-zione di significati, integrando le diverse parti in una nuova ri cerca identitaria.
  4. Cogliere nell’autoritratto tutti quegli aspetti delle proprie espressioni che neanche davanti allo specchio la paziente vede, perché è preparata a vedere solo alcune cose e a ignorare quelle per cui non è disposta. Nella foto invece rimangono impressi tutti i dettagli.
  5. Confronto tra le emozioni vissute qui e ora guardando le immagini dell’autoritratto e le emozioni che invece la paziente vive in sé quotidianamente.
  6. Dare alla paziente la possibilità di scegliere con che profondità emotiva vivere l’esperienza dell’autoritratto. Questo permette alla paziente di essere parte attiva del processo terapeutico e di averne poi l’evidenza con le foto. E su questo essere stimolata ulteriormente a diventare autonoma nell’aiutarsi.
  7. Favorire lo scambio nel gruppo e ascoltarsi mentre si formulano e si sostengono propri pensieri su di sé mentre ci si descrive al gruppo.