Project Description

Titolo del progetto

LIBERAMENTE. Lungo il sentiero delle Arti per trasformare lo stress lavorativo in energia  da reinvestire nella relazione con il paziente e i suoi familiari 

Autori e provenienza

Serafino Conforti* Angela Piattelli* Gaetano Marchese° – *UOC di Oncologia Azienda Ospedaliera Cosenza  °UOC di Psichiatria Azienda Sanitaria Provinciale Cosenza

Descrizione del progetto

Il benessere psico-fisico degli operatori sanitari in Oncologia è un tema di crescente interesse per le implicazioni tipiche di tale disciplina. In particolare si è prestata maggiore attenzione al benessere complessivo nell’ambiente di lavoro, ampliando la tutela del lavoratore al benessere psicologico, sociale e relazionale. Nel 2006 uno studio, commissionato dall’ASCO sulla forza lavoro in oncologia che ha coinvolto 4000 operatori oncologici, ha confermato il peso che il lavoro di tipo burocratico ha sull’emergere del burnout: il 32% degli operatori più a contatto con i malati di tumore sono maggiormente soggetti a situazioni di stress e a vissuti e reazioni depressive, rispetto ad altri operatori operanti in contesti sanitari diversi. Il rapporto diretto, vis a vis, corpo a corpo, tutti i giorni con la sofferenza connessa a un tumore è un peso psicologico difficile da sopportare, non solo per chi lo vive in prima persona o come parente di un malato, ma anche per gli operatori, medici, infermieri, psicologi e tutti coloro che lavorano negli staff oncologici. Lo stress, l’ansia e la depressione e un insieme di variegate manifestazioni di disagio psicologico, che convergono nella sindrome da burnout, rappresentano, per gli oncologi, psicologi e per gli infermieri dei reparti in cui si cura il cancro, più che per altri operatori e specialisti, una vera e propria malattia professionale. Un campo poco esplorato nella letteratura sul burnout sono i fattori protettivi.
Sarebbe interessante valutare se determinate caratteristiche psicologiche “positive/costruttive” consentano all’operatore un maggior adattamento in contesti, come l’oncologia, dove il rischio di burnout è elevato. Da qui la possibilità di implementare programmi preventivi mirati a rafforzare certe caratteristiche positive nel professionista, come strategia da affiancare ad azioni sui fattori ambientali stressanti o sulle caratteristiche psicologiche disadattive. In una programmazione di intervento per l’help professional oncologico non potevamo non considerare l’importanza del supporto psicologico per affrontare il disagio vissuto dall’operatore nella sua attività quotidiana e considerare come quest’ultima determina emotivamente momenti di sofferenza e disagio che si manifestano in una varietà di sintomi somatici e psichici, spesso coperti e mascherati.
In tal senso, appare fondamentale la domanda e quindi anche la riflessione su chi si prende cura degli operatori che curano? Chi cura gli operatori che possono ammalarsi nel loro esercizio giornaliero di cura? Pertanto, se la cura degli operatori è fondamentale per “prendersi cura” dell’altro sofferente, della persona malata nella sua complessità, riconoscendo i vari bisogni ed esigenze della persona e della sua famiglia -non dobbiamo dimenticare che la malattia oncologica è una malattia familiare che va a colpire e destrutturare l’intero sistema- appare essenziale prendersi cura degli operatori, in modo da prevenire il distress dell’operatore nel suo rapporto ”intimo” con il paziente oncologico.
Gli incontri proposti attraverso l’utilizzo dell’esperienza gruppale con strumenti comunicativi ed esperenziali diversi (bioenergetica, cortometraggio, pittura, musica, recitazione, yoga, esperienze psico- corpore espressivo- creative ) si pongono come uno spazio nuovo e un tempo nuovo: un tempo intimo e creativo, di pensieri germinativi e di esperienza di sé in gruppo, uno spazio terapeutico nella sua valenza di incontro e confronto in un dialogo sempre aperto.
Le esperienze maturate nei gruppi esperenziali sono espressione di una parola che recupera il senso nella relazione con l’altro, che sia confronto e condivisione da parte dei singoli membri delle proprie ansie, dell’angoscia che si (ci) coglie davanti al dolore e allo smarrimento dei nostri pazienti, davanti all’ombra della morte che segna l’azzeramento di ogni orizzonte di speranza in molti soggetti.
Uno spazio e un tempo dedicato ai propri vissuti personali in gruppo e che attraverso il gruppo vien restituito ad ogni singolo componente, per trovare e confrontarci con il senso del limite, uscendo dalla idealizzazione e dal senso di onnipotenza che s’annida nelle nostre pratiche mediche e nei nostri inconsci desideri di curare. Integrando i vari saperi, le conoscenze e le esperienze dei singoli come patrimonio comune a disposizione di ognuno e dando nuove prospettive, tale da favorire l’integrazione e la coesione di gruppo che danno forza e sostegno nell’operato individuale. In tal modo l’operatore non si sente solo, sente di appartenere ad un gruppo forte e coeso, una “matrice gruppale” da cui attingere conoscenza e in cui sentirsi protetti: avere un gruppo di appartenenza cui poter esporre pensieri, dubbi, paure, insicurezze, vissuti depressivi, un luogo intimo ( il gruppo) dove si possono togliere le corazze, sospendere il giudizio e sentirsi liberi dall’essere giudicati e vivere spontaneamente la relazione con il paziente.
Una nuova modalità d’essere nel rapporto con il paziente e con noi stessi: essere- insieme, nella stessa direzione con compiti e tempi diversi, ma sempre in un percorso condiviso. Tutto ciò alimenta una migliore competenza relazionale tra persona malata e l’operatore: il paziente si sente visto, considerato come essere umano nella sua totalità, non si sente solamente come malato che deve essere curato.
Come scrive Jaspers “il cancro implica sentimento nel suo porsi”, evidenziandone la dimensione e pregnanza umana, la volontà della persona di essere considerata prima di tutto un essere umano. Un uomo che incontra un altro uomo, un uomo (operatore, colui che dona la cura) che incontra un uomo debole perché malato deve riconsiderare la sua presenza e quella dell’altro come uno spazio relazionale segnato dal sentimento, come una vicinanza empatica, una comunicazione di senso, una competenza non solo professionale ma etica ed umana, ancorata ad uno sguardo d’amore, non solo clinico.
La metodologia seguita nella realizzazione del progetto fa riferimento all’attività di Gruppo esperienziale attraverso percorsi strutturati nel tempo. Le attività gruppali saranno proposte attraverso canali comunicativi, espressivi e creativi quali la bioenergetica, yoga, immagine, teatro, musica, esperienze psicocorporee.

I fase

Presentazione del progetto al personale dell’Oncologia (medici,psicologi, infermieri, ausiliari, assistente sociale, altri operatori e personale di volontariato) .
Tempo 0 – Pre test – Somministrazione protocolli diagnostici ( questionario anagrafico; STAY-Test ansia di stato e ansia di tratto; Hospital Ansiety depression Scala HAD; Test dei colori di Hads Lusher). I protocolli e i test somministrati saranno anonimi.
Tempo 1 – Retest Somministrazione protocolli diagnostici ( questionario anagrafico; STAY-Test ansia di stato e ansia di tratto; Hospital Ansiety depression Scala HAD; Test dei colori di Hads Lusher)
Tempo 2 – Restituzione in gruppo (large-group delle esperienze (vissuti) maturate gruppali)

II fase

Attività in gruppo ( gruppi esperenziali) in 7(sette) incontri. Durata dell’esperienza dicembre 2018/ maggio 2019
1) Gruppo di Bioenergetica –“Il centro di sé e le emozioni.”- Segue proiezione cortometraggio- “Lo sguardo sul mondo. Nella grazia della sofferenza.”;
2) Pittura- “Il corpo disincarnato e l’anima. Qualcuno chiede udienza!”;
3) Musica-“La musica come narrazione emotiva: ascoltare per ascoltarsi.”;
4) Teatro-“Lo specchio e le maschere.”;
5) Immagini e corpo- “Il segreto del corpo e la sua parola.”;
6) Yoga- “Il silenzio e il respiro della vita.”;
7) Pittura- “Storia di una goccia di colore … in cammino verso la fonte.”

III fase

Restituzione dell’esperienza maturata nel gruppo AL GRUPPO Large group- “Nel mare tumultuoso un frammento di cielo azzurro”.

IV fase

Seminario di studio – Analisi dei dati. Giornata di promozione e informazione sul territorio con Associazioni e Istituzioni. Spettacolo in Piazza – Tableau-vivant: “ La carne e l’anima. Caravaggio e i caravaggeschi (trenta opere che nascono in piazza)”.

Obiettivi del progetto

Conoscenza del sé corporeo-sé psichico (emozioni ,vissuti); Apprendere ad esprimere le emozioni in gruppo;
Riconoscere il distress nelle diverse modalità con cui si manifesta nel lavoro;
Rielaborare le emozioni in gruppo attraverso esperienze comunicative, corporee ed espressivo-creative; Elaborare lo stress e trasformarlo in positivo (stress positivo) attraverso le esperienze dirette vissute in gruppo);
Recuperare motivazione e vissuti di benessere nel proprio lavoro (assertività nel proprio lavoro, disponibilità e cura);
Recuperare il senso di appartenenza al gruppo, sentirsi parte integrante del proprio gruppo di lavoro, il gruppo come risorsa.